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BASTA DOLORE E ODIO: NO PRISON

Si terrà a Venezia il 9 e 10 novembre la convention internazionale “Basta dolore e odio: No Prison” che vedrà la presenza dell'autore del manifesto Livio Ferrari e di Vincenzo Ruggiero dell'Università di Londra Middlesex, Stefano Anastasia dell'Università di Perugia, Beppe Mosconi dell'Università di Padova e molti altri rappresentanti di organizzazionie e associazioni. Nel corso dell'evento sarà anche presentato un volume con lo stesso titolo del convegno prodotto da Apogeo Editore.

 


Il manifesto “No Prison” nasce per abbattere i muri di luoghi inqualificabili che tengono nel dolore e tortura le donne e gli uomini che vi sono rinchiusi. Venti punti scritti che intendono diventare patrimonio di liberazione, prima di tutto culturale, perché le carceri vanno chiuse e va ridata dignità all'esecuzione della condanna, che deve essere ridotta all'osso nei numeri di coloro che devono stare in luoghi di “non libertà” e nel rispetto dei diritti delle persone coinvolte.
Questi i presupposti fondamentali per far soffiare il vento della pace anche dentro ai fallimenti e agli errori delle persone, perché è urgente produrre tutta una serie di interventi che ripuliscano la storia degli esseri umani da secoli di odio, che per molti, anche a loro insaputa, si è sedimentato nei cuori e nelle scelte conseguenti.
E' fondamentale che riusciamo a grattarci la patina patibolare nella quale, ad ogni occasione, siamo pronti a voler relegare ogni autore di reato, che ci fa sobbalzare nell'azione di ridare “male per male”, non chiedendoci invece il perché del gesto negativo; i motivi che hanno portato all'aver contravvenuto alle regole e al patto sociale; per una conoscenza e perciò coscienza della persona che ha sbagliato, nella sua storia e unicità, che dovrebbe essere il presupposto fondamentale per arrivare alla formulazione di una condanna.
“No Prison” è perciò un’idea socialmente riconciliante verso un universo umano che crea e subisce dolore, per affermare il principio del cambiamento e della restituzione del danno, e questo per promuovere una società che parli lingue di pace.

 

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